Bitcoin rappresenta ormai un vero e proprio fenomeno di massa. Tanti ne parlano, in ogni angolo del mondo, anche se poi, all’atto pratico, ad usarlo sono ancora relativamente pochi. Andiamo quindi a conoscerlo più da vicino, non solo da un punto di vista tecnico, per capire meglio di cosa si tratta.
Alla fine di questa analisi avrai le idee più chiare su cosa è Bitcoin e ti spiegheremo anche come iniziare ad investire su Bitcoin anche con importi molto ridotti.
Cos’è il Bitcoin?
Per Bitcoin si intende la più famosa delle criptovalute. Il secondo termine in questione va in pratica a indicare le monete virtuali decentralizzate, ovvero quelle la cui gestione non è controllata da istituti finanziari o governi.
A gestirle provvede al contrario una rete di computer privati e server. Una caratteristica voluta proprio al fine di rivoluzionare il sistema bancario vigente. Il proposito di fondo è l’inclusione finanziaria, ovvero garantire l’accesso a strumenti di gestione del patrimonio attualmente preclusi a miliardi di persone, in ogni parte del mondo.
Le criptovalute sono costruite e registrate nella blockchain, un registro digitale condiviso chiamato a convalidare i dati e a preservarli dall’alterazione. Ovvero da modifiche le quali sono possibili solo se chi cerca di originarle ha il controllo di almeno il 51% dei nodi costituenti la rete.
Breve storia del Bitcoin
Il Bitcoin è stato inventato da Satoshi Nakamoto, nel 2009, riprendendo precedenti teorizzazioni e attuando quanto contenuto all’interno del suo White Paper. Ovvero nel documento cartaceo che riassume non solo le caratteristiche tecniche su cui si basa il progetto, ma anche gli intenti che si prefigge e gli obiettivi futuri. Tra i quali, come abbiamo ricordato, la sottrazione del controllo del denaro ad enti centralizzati, come governi e banche centrali.
Proprio la figura di Satoshi Nakamoto continua ad essere al centro delle discussioni sulla sua creazione. Nel corso degli ultimi anni sono stati molti ad essere di volta in volta indicati in tal senso. A partire da Nick Szabo, il creatore di Bit Gold, la valuta digitale che avrebbe fatto da base di ispirazione per BTC.
Nel corso degli ultimi tempi alla già lunga lista di candidati si è aggiunto anche Elon Musk, il fondatore di Tesla. L’elenco continua comunque a crescere mese dopo mese.
Come vengono prodotti i Bitcoin?

Come abbiamo già ricordato, il Bitcoin ha come base la tecnologia blockchain. Il termine tradotto in italiano vuol dire catena di blocchi. In effetti è proprio questo che avviene sulla rete Bitcoin: sono aggiunti dei blocchi in coda alla catena. I blocchi, a loro volta, contengono informazioni e dati, protetti dalla crittografia.
L’aggiunta di un blocco, dipende da complessi calcoli matematici, per effettuare i quali sono necessari computer sempre più potenti. Chi riesce a giungere prima degli altri nella produzione di un blocco, è appunto ricompensato sotto forma di Bitcoin.
Il processo che abbiamo appena descritto si chiama mining e coloro che lo effettuano miners. Il suo scopo, però, contrariamente a quanto si pensa troppo spesso, non è di produrre i token. Le monete virtuali in questione rappresentano la ricompensa per coloro che mettono a disposizione la potenza di calcolo dei loro computer. Il vero lavoro svolto dal minatore è quello relativo alla convalida delle transazioni eseguite sulla blockchain di BTC.
Oggi il mining è comunque diventato il modo meno conveniente per guadagnare Bitcoin, infatti le risorse e i costi necessari per estrarli superano il guadagno effettivo a meno di non possedere un cosiddetto Mining Pool, cioè decine e decine di server collegati fisicamente tra loro.
Per guadagnare con i Bitcoin oggi puoi percorrere due strade. La prima consiste nel convertire Euro in Bitcoin tramite gli Exchange e attendere che il loro valore aumenti. In questo caso però guadagnerai solo se il prezzo di Bitcoin aumenta, diversamente andrai in perdita.
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Il protocollo di Bitcoin: Proof-of-Work
A loro volta, i token sono prodotti seguendo un protocollo di consenso stabilito a priori e immodificabile. Neanche chi ha creato il progetto, e chi lo porta avanti, può farlo. A meno che non intervenga un accordo maggioritario a imporre una modifica in tal senso.
Cos’è un protocollo di consenso? Nell’ambito della tecnologia blockchain si intendono l’insieme di regole che indicano come dovrebbe avvenire la comunicazione e la trasmissione di dati tra i nodi. Le norme in questione devono essere stabilite prima che un dato sia inviato. Inoltre, specificano la struttura delle informazioni e come ogni nodo le riceverà o le invierà.
Il protocollo di consenso blockchain è, quindi, il meccanismo che sincronizza tutti i nodi di una rete e risponde ad una domanda iniziale fondamentale: come essere sicuri che tutti i partecipanti al processo concordino sulla veridicità di un dato.
Se questo processo non venisse attuato, chiunque potrebbe immettere nella rete un dato falso e farlo diventare verità.
Per impedire che un’entità esterna possa assumere il controllo di una blockchain, i protocolli di consenso sono ideati in modo da essere difficili da replicare. Inoltre, prevedono costi molto elevati per riuscire ad assumerne il controllo. Chi intende cercare di farlo deve essere in possesso di risorse notevoli, tanto più notevoli quanto maggiore è l’importanza della rete attaccata.
Il protocollo di consenso adottato da Bitcoin si chiama Proof-of-Work e prevede la risoluzione di un complesso problema matematico e la risposta può essere data solo da computer sempre più potenti.
Proprio per questo motivo l’attività di estrazione di Bitcoin si sta sempre più concentrando in aziende che gestiscono le cosiddette mining farm.
Come è possibile acquistare Bitcoin?
Attualmente sono stati estratti più di 19 dei 21 milioni di Bitcoin previsti in totale. Dove vanno a finire quelli estratti? In pratica sono conservati in dispositivi di protezione, detti wallet.
I Waller Bitcoin sono dei veri e propri portafogli elettronici adibiti alla protezione del loro contenuto in modo da impedire che possa essere trafugato. Il wallet funziona alla stregua di una vera e propria cassaforte, tanto che per entrarci occorrono chiavi private, equivalenti ad una combinazione.
Le chiavi private del wallet sono un altro fattore importante e troppo spesso sottovalutato. Proprio grazie ad esse, infatti, è possibile fare in modo che il contenuto presente al suo interno sia protetto da attacchi. Le scorrerie degli hackers, i pirati informatici, sono un problema sempre più grave, man mano che il settore crypto cresce. Ogni anno, infatti, l’equivalente di centinaia di milioni di dollari in criptovalute è sottratto ai legittimi possessori. Per farlo, gli attaccanti utilizzano proprio le chiavi private intercettate.
Cosa sono le chiavi private? Si tratta di stringhe alfanumeriche, ovvero codice, il quale va in pratica a fungere da password per il dispositivo. Mentre quelle pubbliche, che identificano un portafogli, servono per inviare o ricevere fondi in sicurezza.
La domanda da porsi, a questo punto, è la seguente: come è possibile acquistare Bitcoin se non si partecipa al mining? La risposta è abbastanza semplice: aprendo un conto su un una piattaforma di scambio di criptovaluta.
Oggi sono sempre di più i servizi online che consentono di acquistare Bitcoin convertendoli a partire da denaro Fiat, cioè Euro, Dollaro etc…
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Cosa si può fare con Bitcoin?
Il Bitcoin, quindi, equivale a denaro digitale. Si tratta cioè di un vero e proprio asset, anche se immateriale. Tanto da essere ormai indicato da più parti alla stregua di oro digitale.
Cosa si può fare, con questo denaro virtuale? Esattamente quello che si fa con quello tradizionale a partire dai pagamenti online. Sono infatti sempre di più gli esercizi commerciali, sia online che fisici, i quali accettano il pagamento di prodotti e servizi in Bitcoin. L’ultimo caso clamoroso in tal senso è stato quello di Tesla, che ha annunciato l’intenzione di permettere i pagamenti dei suoi modelli in BTC.
Si tratta però solo della classica punta dell’iceberg, considerato come siano sempre di più le aziende che accettano pagamenti in Bitcoin. Tra cui occorre ricordare Coca Cola, Microsoft, Amazon, PayPal e Carrefour. Un numero destinato ad aumentare con il tempo.