Introduzione al focus on di oggi
Nelle ultime settimane il comparto crypto è tornato a crescere con decisione su quasi tutti i fronti. La regina resta sempre lei, bitcoin, finalmente capace di rompere il muro dei 100.000 dollari per esemplare. La compagnia è comunque buona, con altre altre coin (pensiamo a Ether, Polkadot e BNB) a performare molto bene. Per non parlare del comparto memecoin.
C’è però una criptovaluta in particolare che sta spingendo fortissimo negli ultimi giorni: si tratta di XRP, coin nativa del progetto Ripple. Ciò che distingue questa realtà dalle altre è l’essere tornata alla ribalta dopo anni difficili, tanto da ricordare l’Araba Fenice che risorge dalla sue ceneri.
Diciamolo senza trattenerci: XRP non andava per nulla bene e aveva perso diverse posizioni nella classifica delle coin più capitalizzate, comunque mantenendosi sempre in top ten. Con tanti nuovi progetti a fare da competitor, uniti alle perplessità che comunque restano, Ripple sembrava destinata a un ruolo non di primissimo piano; invece, la coin è stata in grado di macinare performance positive e piazzarsi al terzo posto assoluto per market cap, dietro solo a BTC ed ETH.
Le motivazioni dietro questo momento “on fire” sono differenti: dalla causa vittoriosa contro la SEC, fino all’euforia generale, passando per altri fattori importanti. L’obiettivo del focus on che stai leggendo è indagare più a fondo e riscoprire questa fenice. Parleremo quindi di storia, tecnologia e obiettivi. Ovviamente non mancherà un’analisi sulla price action, sappiamo che ci tenete!
Per svolgere questa missione abbiamo messo in campo tutta la nostra artiglieria. Infatti, l’articolo è frutto del lavoro di entrambi i nostri formatori Massimiliano e Matteo; ti lasciamo quindi in ottime mani.
Ripassino su Ripple…
Prima di cominciare dobbiamo ripassare rapidamente l’essenziale riguardo questo network. Se volessi approfondire ulteriormente, il nostro articolo su Ripple è quello che stai cercando.
Ripple non identifica né la blockchain né la criptovaluta; il termine non è altro che il nome della società che c’è dietro, sulla scena dal 2012 e con sede a San Francisco. Tra i servizi offerti troviamo il ledger creato dall’azienda stessa, il network che permette a XRP (criptovaluta nativa) di avere vita e circolare.
L’obiettivo principale della società è creare un’alternativa al circuito SWIFT, a oggi fondamentale per gestire i movimenti di valute tra le banche di tutto il globo. Però, questo supporto ha la sua età e non riesce più a soddisfare le esigenze di un mondo che continua a evolversi sempre più rapidamente. La parola dominante diventa quindi inefficienza, fattore assolutamente intollerabile negli ambienti finanziari ed economici.
La blockchain di Ripple punta a risolvere la questione offrendo un servizio in linea con i tempi, innovativo, rapido e privo di inefficienze. Ricordiamo sempre che quando una cosa non gira come dovrebbe, inevitabilmente i costi si alzano; banche, società di investimento, istituzioni e altri big player vogliono evitare a tutti i costi di spendere più denaro di quanto necessario. L’idea della società californiana è quindi buona.
Il network di pagamento basato su XRPL è sviluppato pensando al settore finanziario, open source e molto efficiente sia in termini di prestazioni che nei consumi.
La tecnologia è green e moderna, priva di mining, staking e altri processi simili. Di fatto, non vi è il classico meccanismo degli algoritmi di consenso, che punta a mettere in competizione i partecipanti al network per garantirne la sicurezza. Si sfrutta invece una rete peer-to-peer per muovere la coin XRP (ma non solo), che viene convertita da/verso le valute fiat per agevolare lo spostamento di capitali in tutto il mondo.
Il CEO Chris Larsen, membro fisso del WEF e amico dei Bankster, ha guidato l’azienda in numerose partnership strategiche tutte volte ad una maggiore adozione di XRP come mezzo i pagamento e di XRPL come rete per il settlement di transazioni.
Tutto sembra perfetto e in parte lo è.
Rapidità ed efficienza sono i pilastri di questa rete e il confronto con il circuito SWIFT è impietoso. Da mettere sul piatto anche i costi, che grazie alla tecnologia blockchain sono notevolmente abbattuti. Di fatto, una banca può muovere denaro senza doversi svenare e, di conseguenza, andando a ricaricare i costi sui clienti.
Infine, nota di merito anche sulla scalabilità, che permetterebbe di non ritrovarsi tra un po’ di anni con dei nuovi limiti.
Qualche nome: Standard Chartered, Santander, MoneyGram e Bank of America sono solo alcuni dei partner più importanti.
Troviamo però anche delle problematiche che ci fanno storcere il naso.
Abituati a realtà come Bitcoin, spicca subito la notevole centralizzazione. Questo network ha alle spalle una società profit, ma fin qui non ci sarebbe nulla di male; però, i validatori sono in numero ridotto; in aggiunta, una percentuale discreta ha pure dei collegamenti con la società stessa.
Parlando proprio di validatori, il set prende il nome di Unique Node List (UNL), il quale limita la proposizione di nuovi blocchi a partecipanti qualificati.
Ai 6 nodi controllati dalla società Ripple e ai 29 Nodi validatori abilitati alla produzione di blocchi si aggiungono oltre 150 nodi complessivi. Capite bene che il quorum per il settlement delle transazioni è presto raggiunto con una Whitelist di validatori subordinati alle scelte della società. Gli altri partecipanti, tuttavia, non hanno incentivi nel far girare un nodo validatore su XRPL se non per il semplice fatto che, essendo utilizzatori attivi della rete, vogliono contribuire alla stabilità di quest’ultima.
A preoccupare maggiormente è però il tema della manipolazione. Ripple, l’azienda, ha infatti modo di mettere mano alla supply di XRP, nonché di vendere i propri token e impattare sul mercato. Quando si ha a che fare con una realtà di questo genere, in un ambiente che dovrebbe invece essere decentralizzato, non si hanno delle sensazioni positive e si alza un’ingombrante red flag. Non stiamo dicendo che il progetto sia una truffa, sia chiaro; tuttavia, la sola possibilità di manipolare in qualche modo tokenomics e mercato non entra mai a far parte dei “pro”, ma cade sempre nei “contro”.
Inoltre, vi è anche il dibattito sull’utilità del progetto, nato quando la nostra industria era ancora alle origini. Però, negli anni sono arrivate alternative dotate di grandi punti di forza e minori criticità, nonché soluzioni (pensiamo alle stablecoin) che sono naturalmente adatte al movimento di capitale nel mondo, sia esso tra privati che tra banche e istituzioni.
In ogni caso, vogliamo davvero essere ciechi davanti alle opportunità? XRP non sarà la miglior moneta del mondo per quanto riguarda la distribuzione della supply, ma a oggi si trova in terza posizione per capitalizzazione di mercato, dirigendosi in maniera impellente verso l’all-time high e tornando di conseguenza sulla bocca di tutti.
Ora che lo scenario di partenza è più chiaro, vediamo un po’ di storia. Dopodiché torneremo nuovamente sugli aspetti tecnologici.
Un po’ di storia
La storia di XRP, e prima di lei della società, pone le radici nella preistoria delle criptovalute, prima di Ethereum e prima anche di Bitcoin: era il 2004 e Ryan Fugger fondava RipplePay.
RipplePay era un sistema di pagamento avviato in Canada per favorire il trasferimento di denaro a livello internazionale, utilizzando un network P2P basato sulla reciprocità di fiducia.
Come potete notare, anche prima di BTCgià si parlava di pagamenti digitali, reti P2P e la necessità di limitare le intermediazioni negli scambi di valore. Per approfondire la storia di come le criptovalute hanno rivoluzionato il mondo fino a oggi, non perderti il nostro corso gratuito sulla storia di bitcoin.
Nel 2012 abbiamo la prima svolta per RipplePay nella direzione del mondo blockchain: la società viene venduta a Jed McCaleb, Arthur Britto e David Schwartz, imprenditori nel sistema dei pagamenti digitali che già da un anno stavano lavorando al Ledger.
Dopo aver acquisito RipplePay ed essere stati raggiunti da Chris Larsen, noto imprenditore nell’ambito fintech, decisero di iniziare a discutere su come chiamarla. La societàche conosciamo oggi fu New Coin, dopodiché Open Coin e infine Ripple Labs.
A parte discutere su come chiamare la società, il compito era ben chiaro: diventare l’adulto nella stanza in un mondo di anarchici e sovversivi, fornendo un sistema di pagamento migliorato ai nemici giurati del mondo crypto, ossia le banche.
All’epoca Chris Larsen era il CEO, Jed era cofondatore e CTO, David Schwartz era il Chief Cryptography Officer e Arthur Britto un consulente.
Proprio in quest’epoca nasce la controversia per cui XRP diventerà famosa. Infatti, l’80% dell’offerta di moneta verrà donata proprio alla società OpenCoin, che a oggi ancora detiene buona parte della supply. La treasury a oggi è stimata a oltre $100 miliardi.
Nel 2013 fulanciato il primo prodotto, xCurrent. Si trattava di un sistema di messaggistica e regolazione delle transazioni per banche internazionali, accompagnato poi da xRapid per la fornitura di liquidità tramite XRP e xVia, un set di API per lo sviluppo di applicazioni utilizzando i primi due prodotti.
Tra il 2014 e il 2019 cambiarono molte cose. I prodotti furono unificati sotto un unico servizio e fu lanciato un sistema di interoperabilità con altre reti; il prezzo di XRP a fine 2017 arrivò a $3,8 e iniziarono a differenziarsi sempre più i ruoli di RippleNet, XRP e Ripple.
RippleNet è il network di pagamenti che gira sulla blockchain pubblica XRP Ledger (oggi XRPL); XRP è ovviamente la moneta; Ripple è la società for profit che si occupa di gestire gli sviluppi di Net (e che detiene la maggior parte della coin, è giusto sempre ricordarlo).
Inoltre, fu lanciato il programma di On Demand Liquidity, così da favorire i pagamenti transfrontalieri a basso costo, che ancora oggi viene utilizzato.
Uno dei momenti storici è la causa della SEC avvenuta nel 2020. La Securities and Exchange Commission portò in tribunale la società (per oltre 4 anni) con l’accusa di aver operato illegalmente con XRP, definita security. Il lancio iniziale della coin fu infatto considerato come un’offerta di titoli non registrata, poiché i proventi della vendita furono utilizzati dall’azienda e dai fondatori per finanziare le operazioni, assomigliando a una vendita di azioni.
Nel settembre del 2024, passato recente, viene inoltre fondata la XRPL Foundation, un’organizzazione non profit con lo scopo di espandere l’utilizzo della coin nativa.
Dopo aver compreso gli step storici di questa società che opera nel settore delle criptovalute, come il lupo nella casa della nonna di cappuccetto rosso, andiamo più nel dettaglio a scoprirne la tecnologia alla base, già accennata in precedenza.
“Una storia lunghissima per uno dei progetti più longevi in assoluto”
Tecnologia
Vediamo un po’ più nel dettaglio la tecnologia che c’è dietro questo progetto.
Dal punto di vista tecnologico. Dicevamo che XRP Ledger non mira a una decentralizzazione estrema a causa del trilemma che affligge le soluzioni DLT. Infatti, l’aumento della scalabilità richiederebbe un compromesso tra sicurezza e decentralizzazione. Essendo il suo obiettivo primario,come abbiamo gia detto, la collaborazione con il sistema bancario globale e la gestione di un elevato volume di transazioni, la chain punta a massimizzare la scalabilità, accettando un certo grado di centralizzazione.
Il meccanismo di consenso utilizzato è il Proof-of-Authority (PoA), che permette a chiunque di diventare validatore senza dover mettere in staking XRP. Tuttavia, i validatori non ricevono commissioni, né sotto forma di nuove monete minate, né tramite le fee pagate dagli utenti (le quali vengono bruciate, riducendo progressivamente l’offerta della coin nativa).
Ogni nodo completo della rete ha una lista di nodi fidati, chiamata unique node list, immutabile e inclusa nel codice sorgente del protocollo. In pratica, chiunque può validare, ma solo un gruppo ristretto e predefinito gestisce il consenso.
Il Ledger supporta diverse tipologie di token, i Multi-purpose token (MPT), con varie funzioni. Questi token sono simili agli ERC-20 di altre blockchain, utilizzati per utility token, stablecoin, ecc., ma anche agli ERC-1155 e ERC-721, ovvero gli NFT. Proprio grazie a questo standard è stata creata la stablecoin di rete, RLUSD.
È importante sottolineare che i token su questa chain differiscono da quelli di altre strutture, in quanto non possono essere inviati a qualsiasi account senza la conferma del destinatario.
Le transazioni su questa rete sono molteplici e offrono diverse funzionalità.
La prima è la transazione classica address-to-address, per l’invio di XRP tra wallet.
Poi, c’è la partial-payment, che consente pagamenti parziali: si indica una quantità massima di monete che il destinatario può ricevere; se il mittente non ne ha a sufficienza la transazione non fallisce, ma viene inviata la quantità disponibile.
La transazione cross-currency permette di scambiare asset durante l’invio: ad esempio, si possono inviare XRP e far ricevere al destinatario un determinato MPT.
Infine, troviamo i checks e gli escrow. I primi, simili ad assegni, permettono il riscatto di token in futuro, mentre gli “escrow” consentono il riscatto al verificarsi di determinate condizioni.
L’ecosistema include anche la possibilità di sviluppare sidechain indipendenti per l’interoperabilità con altri ecosistemi, come l’EVM. Infatti, la struttura ha usato il framework di EVMOS, una chain di Cosmos, per la sua sidechain compatibile con la Ethereum Virtual Machine. Ne abbiamo discusso nella call con Traiano di qualche mese fa.
Oltre a ciò, l’ecosistema ha un DEX nativo a order-book, gestito dalla chain, per comprare e vendere monete, anche attraverso transazioni “cross-currency”.
Da esperti del settore, notiamo come questo ecosistema, pur essendo partito in anticipo rispetto agli altri, sia arrivato un po’ in ritardo nello sviluppo e che spesso abbia adottato le innovazioni più funzionali di altre chain, adattandole al proprio contesto. Nonostante ciò, le interessanti innovazioni a livello transazionale introdotte da XRP Ledger sono degne di nota e meritano attenzione.
La price action dell’ultimo periodo
È arrivato ora il momento di parlare di prezzo, sempre ricordando che il trading è appannaggio esclusivo di professionisti e che improvvisarsi speculatori in un bull market è il modo migliore per erodere i profitti da investimento.
Corri alla pagina dei nostri corsi di trading per iscriverti ai prossimi appuntamenti dedicati sia ai neofiti che agli operatori più esperti.
La price action è sia bussola che faro per i trader, permette di individuare la direzione in cui si sta muovendo il mercato ed evitare di schiantarsi contro le scogliere, oggi offriamo una doppia visione sull’andamento del prezzo di della coin.
La prima visione è naturalmente il rapporto XRP USDT, che negli ultimi giorni ha attirato l’attenzione di tutti a causa della rottura dell’all time high precedente, scusate… oltaimai! Ora il livello da tenere in sotto stretta sorveglianza è il massimo precedente a $2 e il livello sottostante a $1,5, che è sia un prezzo psicologico importante sia il primo massimo dopo il listing su Binance. Se la coin dovesse riuscire a consolidare al di sopra di questi due livelli, la price discovery sarebbe definitivamente confermata.
La seconda visione è invece quella che potete trovare qui sotto. Si tratta del rapporto con BTC, un indicatore molto utile per ogni operatore crypto per capire se la propria altcoin preferita sta sovraperformando o sottoperformando bitcoin.
Come possiamo vedere, XRP non si differenzia dalla maggior parte delle altcoin: performano bene nei confronti di BTC in brevissimi frangenti temporali, corrispondenti alle altseason, per poi tendere a ritracciare e soffrire per anni.
In questo momento preciso abbiamo attaccato un massimo locale dopo essere usciti dalla zona di accumulazione verde e ci dirigiamo verso le due principali zone di offerta in rosso.
I livelli quindi da tenere in considerazione sono la zona nei pressi dello 0.00004-0.00005 BTC per XRP, che è stato il livello da cui, dopo il 2019, la moneta non è più riuscita a riprendersi.
Mentre il secondo livello da tenere in considerazione nel caso in cui XRP decidesse di partire per la stratosfera è la zona di offerta che ha offerto resistenza dal 2014 ad oggi, la zona che va tra i 0.00009 e i 0.00011 BTC per XRP.
Per il breve periodo sarà fondamentale vedere la chiusura della candela di questa settimana e della prossima, così da capire se l’interesse per questa moneta non è solo momentaneo ma possa far scaturire un follow up di domanda in grado di generare un rally sostenibile.
Acquistare XRP
Giunti a questo punto, alcuni vorranno approfondire la questione per valutare l’investimento su questa criptovaluta. Perciò, ricordiamo due punti importanti.
Il primo, massima cautela come sempre, tenendo in mente che la recente price action è stata rocambolesca. Certo, potremmo ancora salire, ma attenzione a pause o arresti repentini che impatterebbero negativamente sulle performance.
Secondo punto, utilizzare il giusto exchange per i propri acquisti. Qui la scelta è ampia, con nomi pesanti come Binance, Bybit, Bitget, Coinbase, Crypto.com e Kraken. Esplora le loro funzionalità sugli articoli di approfondimento appena linkati. Di seguito trovi invece i nostri referral e i relativi vantaggi:
- Binance: 20% di sconto sulle fee per sempre e 100$ di rebate
- Bybit: fino a 30.000$ di bonus per i nuovi utenti
- Bitget: fino a 8.000$ di ricompense
- Coinbase: la sicurezza dell’exchange quotato al Nasdaq
- Crypto.com: 25$ in CRO in regalo se richiedi una carta Crypto.com premium
- Kraken: un big name del settore CEX
Conclusioni
Siamo giunti al termine di questo approfondimento. Speriamo di aver contribuito a far conoscere qualcosa di utile riguardo questo network e la sua criptovaluta nativa.
In questo periodo, cerchiamo di restare sempre sul pezzo, perché tra ATH continui, notizie e FoMO, c’è il rischio di perdersi qualcosa di importante e utile per delineare e modificare la propria strategia. Seguici sia su questo portale che sui nostri canali YouTube e Telegram, dove pubblichiamo approfondimenti e notizie in tempo reale. Non dimenticarti poi di The Crypto Gateway Learn, la piattaforma dedicata alla formazione crypto ricca di contenuti gratuiti, workshop e altro ancora, ti aspettiamo.
Grazie per averci letto, a settimana prossima per un altro Whale Weekend!